Fermiamo l’assalto alle Dolomiti

Con il comitato Pro Catinaccio-Rosengarten
Con il comitato Pro Catinaccio-Rosengarten

Il racconto dell’escursione col Comitato Pro Catinaccio-Rosengarten. Gli scempi, le lobby e tanti turisti indignati.

Sono salito oggi, con il mio amico Valentino Liberto, sul sentiero Masarè, tra i rifugi Coronelle e Paolina, per firmare la petizione del comitato Pro Catinaccio e rendermi conto di persona della situazione, la cui gravità – ben documentata dagli articoli dell’”Alto Adige” – è ancora più evidente ad occhio nudo. Lo sventramento della foresta del Latemar, per far posto al nuovo collegamento con i rinnovati impianti con la stazione a valle del Paolina, è impressionante.

Il taglio della foresta del Latemar
Il taglio della foresta del Latemar

Ma il pericolo più grande è rappresentato dal progettato nuovo impianto di risalita (con relative nuove piste) tra la malga Moser e la base della Roda de Vael, che invaderà (per quasi metà della lunghezza dell’impianto) l’area di tutela paesaggistica inserita all’interno dei confini del progetto “Dolomiti patrimonio dell’Umanità”. Uno sfondamento così vistoso dei confini mette gravemente in gioco l’accoglimento del progetto da parte dell’Unesco.

Le nuove piste previste sotto la Roda di Vael
Le nuove piste previste sotto la Roda di Vael

Non solo. Il costone Ratschigler, lungo il quale dovrebbero sorgere le nuove piste, è conosciuto da tutti gli sciatori come n’area che, battuta dal vento e dal sole, anche d’inverno ha pochissima neve e per lunghi tratti è addirittura privo di neve, con qualsiasi temperatura. 

Si capisce dunque perché il progetto preveda 170 cannoni da neve per garantire l’innevamento artificiale. Cannoni che dovrebbero essere alimentati da un bacino artificiale di 100 mila metri cubi, che sarà scavato nell’area dello Zenayberg, oltre l’Hotel Moseralm, e comporterà l’abbattimento di altre centinaia di alberi, il pompaggio dell’acqua con chilometri di tubi avanti verso il Zenayberg e indietro verso il Catinaccio.

Nell’area dove sarà scavato il bacino e sulla strada forestale sono stati già piantati i picchetti rossi del tracciato delle tubazioni. Vicino al Moseralm sorgerà poi un enorme impianto di pompaggio…

Risulta anche che per muovere tutti questi impianti – cannoni e pompaggio dell’acqua – non sarà sufficiente l’energia prodotta dalla centrale di Nuova Levante e bisognerà far arrivare elettricità dalla centrale di Cardano.

Qui sarà scavato il bacino
Qui sarà scavato il bacino

Infine, il comune di Nuova Levante è tornato alla carica col progetto di nuovo campeggio a Carezza con 120 posti camper: un altro regalo al turismo di massa ed al degrado.

Bisogna dire un deciso no a questo irrazionale scempio, compiuto a scapito del bene comune e nell’interesse di pochissime persone. Basti pensare che è sempre la stessa persona, cioè l’imprenditore Georg Eisath, che è a capo della società “Latemar Carezza Srl” che ha progettato gli impianti, che è proprietario della Techno Alpin che produrrà i cannoni da neve e che possiede lo stesso Hotel Moseralm, vicino al quale sorgerà la stazione a valle dell’impianto stesso.

Ricordo che le norme in vigore in provincia di Bolzano (il Lerop) vietano assolutamente la realizzazione di nuovi collegamenti sciistici e che tale indicazione resta ferma anche nel secondo aggiornamento del “Piano provinciale per le piste da sci”. E invece in Alto Adige si continua a realizzare e progettare nuove piste e impianti: dal collegamento tra Val d’Ultimo e Laces a quello tra Sesto Pusteria e Sillian, fino al catastrofico progetto di urbanizzazione dell’Alpe di Siusi, contro cui si batte da tempo il coraggioso comitato “Pro Seiser Alm”.  

Va impedita l’ulteriore urbanizzazione e industrializzazione della montagna. E’ irresponsabile, in tempi di cambio climatico, quando la neve si fa sempre più rara sotto i 1500 metri (e le piste di Carezza già soffrono di mancanza di neve nei tratti più bassi), accanirsi ancora sulla monocultura dello sci. Occorre un nuovo turismo distribuito nelle quattro stagioni, che punti sulla natura e sulla cultura e si rivolga non solo agli sciatori high-tech, ma a tutte le fasce d’età e a bisogni diversificati di ricreazione e rigenerazione.

Sul sentiero del Masarè, come sui prati del Zenayberg, ho parlato personalmente con decine di turisti letteralmente scandalizzati da questi scempi e stupiti che una provincia considerata più ecologica di altre possa permetterli. Mi batterò in ogni modo per fermare questi veri e propri delitti ambientali.

10 pensieri riguardo “Fermiamo l’assalto alle Dolomiti

  1. Darò il mio voto a chi si impegnerà a fermare questi delitti.
    Una domanda: ma se le leggi non consentono tali realizzazioni, allora si tratta di un reato (oltreché di un delitto): allora vuol dire che questi malfattori si sono pagati il permesso?
    O non hanno nemmeno bisogno di pagare, tanto e tale è l’intreccio di affari e politica? Ché non solo nel Sud, ma anche altrove…..
    Un ultima riga: non solo va impedita la urbanizzazione e industrializzazione della montagna, ma sarebbe da perseguire anche il ripristino del già guastato.

  2. Non ho parole! Per anni ho frequentato le Dolomiti arrampicando e camminando, apprezzando (nonostante gli impianti diffusi, ….),lo stato di conservazione dei boschi.
    Qui in Umbria ci stiamo trovando a fronteggiare un pericolo analogo: dal vicino Lazio un comune (Leonessa), chiede di entrare nella provincia di Terni (Umbria) per poter costruire piste da sci nella zona della Valonina (prossima al Terminillo).
    La zona, poregiatissima, e’ protetta dalla regione Lazio con aree SIC e ZPS, per cui, pur di realizzare questo faraonico progetto, il Comune di Leonessa indice un referendum per cambiare Provincia!!!! E’ scadaloso, ma da il senso del delirio collettivo del turismo a qualsiasi costo. Qui da noi neve ce n’e’ sempre poca, eppoi non si capisce perche’ l’unico turismo invernale possibile sia individuato sempre e comunque con la costruzione di nuovi impianti e lo sbancamento di foreste.
    Tra l’altro, al Nord, come in Appennino Centrale, qualcuno di questi tizi s’e’ accorto che le precipitazioni nevose diventano sempore piu’ scarse e che il clima del pianeta si sta alzando? Fra un po’ manco piu’ i cannoni gli basteranno per tirar su un po’ di neve!

    Cri/Allocchetto

  3. Caro Presidente, caro Riccardo

    Sono proprio contento che ti sei mosso personalmente per contrastare questo scempio sotto le cime del gruppo Catinaccio, quando i pazzi dell’industrializzazione turistica vogliono distruggere una delle piu`belle zone dei Dolomiti (io abito a Tires sotto il Catinaccio), allora tocca a noi a difendere la natura maltrattata.

    Attenzione!
    Anche dal Passo Nigra al Rifugio Coronelle-Kölner Hütte è rispuntato in progetto per un impianto di salita con pista di discesa. Salendo al Catinaccio sabato ho visto che sulla parte alta stanno già preparando i tubi di irrigazione per canoni di neve, con i mezzi di scavo hanno scavato una ferita profonda sulla parte non sciabile della pista del Coronelle!

    Dobbiamo intervenire in massa!!!
    Ciao Helmut

  4. come sempre qualcuno ci guadagnera’ un sacco di soldini e sicuramente non saranno i residenti nella zona, come sempre vogliono farci credere…
    ma perche’ questa storia viene a galla solo ora? dopo che sono gia’ iniziati i lavori???
    chi e’ che ha dormito? perche’ sappiamo le cose solo dopo che sono iniziate? magari si fosse saputo prima, avremmo potuto intervenire…
    adesso che vogliamo fare?
    saluti
    simone

  5. Non ho parole..i ghiacci del polo si sciolgono, nevica sempre di meno e questi signori continuano a distruggere boschi per costruire piste da sci, superseggiovie e cannoni da neve che prosciugano i nostri ruscelli….vabbe’ che l-acqua e’ di tutti ma questi qui esagerano…basta …meno male che ci sono verdi anche se, se possso permettermi un commentino, il documento che hanno fatto le donne verdi mi e’ semprato piuttosto scialbo, privo di contenuti e pieno di proposte farlocche *iol baby sitting per i consiglieri che guadagnao 13mila euro al mese…siate piu’ cattivi di terra ce n’e’ una sola e vorrei lasciarne un pezzettino a mio figlio

  6. A CHE PUNTO SIAMO.

    Forse questa informazione interessa a molti. Dunque:

    1. La pista sul Latemar, quella del taglio del bosco, è autorizzata dal piano provinciale sulle piste da sci, perché consiste nel ripristino di una pista che c’era già. Il collegamento col Paolina viene considerato un potenziamento qualitativo della pista stessa, noi ci siamo sempre battuti contro questa norma dei “potenziamenti qualitativi” che poi diventano quantitativi, ma questi continuano grazie ai codicilli della legge.

    2. Il campeggio è approvato dal solo comune di Nuova Levante, ma non ha ancora le autorizzazioni necessarie. Questo si può impedire, anche perché le norme dicono che i comuni “ad alto sviluppo turistico” non possono aumentare le strutture ricettive. Chi vuole il parcheggio vorrebbe “declassificare” Nuova Levante quasi a “paese turistico in via di sviluppo”, ma il progetto della nuova pista e impianti sulla Roda di Vael è anzi un potenziamento ulteriore della dimensione turistica. Insomma, secondo me l’idea del campeggio si può battere.

    3. La pista nuova sulla Roda. Questa secondo me è proprio fuori legge. La legge cui mi riferisco è il LEROP (Piano provinciale di sviluppo e coordinamento, del 1995) che prevede che in Alto Adige non sono consentiti nuovi collegamenti e piste, ma solo il potenziamento eventuale dell’esistente. Il “piano piste da sci” è un piano di settore previsto dal Lerop e dovrebbe rispettare questa impostazione. Il guaio è che ci sono periodici aggioranemti di questo piano piste da sci. Gli aggiornamenti passano dai comuni e poi vengono approvati in giunta provinciale, senza più passare dal Consiglio. Così il potere legislativo viene espropriato dall’esecutivo.
    Ora, ecco quel che è successo: il 18 febbraio il consiglio comunale di Nuova Levante ha dato (purtroppo) parere positivo al progetto del nuovo impianto sulla Roda di Vael, presentandolo come collegamento tra i due impianti esistenti del Paolina e del Coronelle. Questo per renderlo compatibile con il Lerop e presentarlo come “modernizzazione” e non come nuovvo impianto con nuove piste. In consiglio gli unici a opporsi sono stati Elvira e Thomas, i due coraggiosi rappresentanti della Bürgerliste. Il resto del consiglio spera nello “sviluppo” di Carezza (una specie di corpo estraneo, frutto di speculazioni anni ’60, che vede come una vacca da mungere) per risollevare le sorti di un paese dove molti che lavorano in realtà pendolano ogni giorno verso Bolzano. La situazione è dunque delicata e il clima piuttosto difficile.
    Mi pare evidente, in ogni caso, che non di modernizzazione dell’esistente si tratta, ma di un impianto nuovo di sana pianta. Dunque anche giuridicamente la cosa non dovrebbe reggere. La pratica ora è in giunta provinciale, che deve decidere se inserire l’impianto nell’aggiornamento del piano piste da sci o no. La pressione politica sulla Giunta è uno strumento importante per impedire che la cosa avvenga (probabilmente Durnwalder aspetterà a decidere doipo le elezioni)
    Ora dunque l’obbiettivo è fare più baccano possibile sulla stampa e raccogliere più firme possibili, sostenendo il comitato, il cui sito internet in costruzione lo trovate qui: http://www.patrimonionaturale.eu/index.html

    Noi Verdi abbiamo oggi presentato una mozione in consiglio, che impegna la Giunta a negare il benestare alla nuova pista. Il consiglio è in fase di chiusura (ultime 2 sessioni), ma la mozione che abbiamo presentato ne sostituisce una esistente sullo stesso argomento che sta abbastanza bassa nell”ordine del giorno e dunque ha molte possibilità di essere discussa e votata già domani. Vi informeò tempestivamente sull’evoluzione dei fatti.

  7. Ecco la mozione presentata oggi in consiglio.

    Mozione

    No alla nuova pista da sci sul Catinaccio

    Premesso:

     che al comune di Nuova Levante è stato presentato dalla società“Latemar Carezza Srl” un progetto per la realizzazione di una nuova pista da sci tra la malga Moser e la base della Roda de Vael;
     che tale impianto invaderà (per quasi metà della sua lunghezza) l’area di tutela paesaggistica inserita all’interno dei confini del progetto “Dolomiti patrimonio dell’Umanità” e come tale metterà gravemente a rischio l’accoglimento del progetto da parte dell’Unesco.
     Che il costone Ratschigler, lungo il quale dovrebbero sorgere le nuove piste, è un’area esposta al vento e al sole e che anche d’inverno ha pochissima neve.
     Che di conseguenza il progetto prevede 170 cannoni da neve per garantire l’innevamento artificiale.
     Che tali cannoni saranno alimentati da un bacino artificiale di 100 mila metri cubi e comporterà l’abbattimento di altre centinaia di alberi e il pompaggio dell’acqua con chilometri di tubi e un impianto vicino al Moseralm.
     Che per far funzionare cannoni e pompaggio dell’acqua sembra non sia sufficiente l’energia prodotta dalla centrale di Nuova Levante e bisognerà far arrivare elettricità dalla centrale di Cardano.
     Che le norme in vigore in provincia di Bolzano (il Lerop) vietano assolutamente la realizzazione di nuovi collegamenti sciistici e che tale indicazione resta ferma anche nel secondo aggiornamento del “Piano provinciale per le piste da sci”.
     Che l’infrastrutturazione della montagna in Alto Adige ha già superato i limiti sostenibili e incontra sempre di più l’opposizione della popolazione, come il caso dell’Alpe di Siusi insegna.
     Che in tempi di cambio climatico, quando la neve si fa sempre più rara sotto i 1500 metri (e le piste di Carezza già soffrono di mancanza di neve nei tratti più bassi), accanirsi ancora sulla monocultura dello sci è assurdo ed è preferibile puntare su un turismo delle quattro stagioni, che punti sulla natura e sulla cultura e si rivolga non solo agli sciatori, ma a tutte le fasce d’età e a bisogni diversificati di ricreazione e rigenerazione.

    Il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

    A non autorizzare la realizzazione sul Catinaccio, tra la malga Moser e la base della Roda de Vael, del nuovo impianto con piste da sci e cannoni da neve previsto dal progetto presentato dalla società“Latemar Carezza Srl” al comune di Nuova Levante.

    Bolzano, 9 settembre 2008

    Firmato i consiglieri

    Riccardo Dello Sbarba
    Cristina Kury
    Hans Heiss

  8. una cosa non capisco, come mai non si è riusciti a sapere IN ANTICIPO dei lavori previsti? Mi pare che ci sia mossi solo dopo che hanno tagliato i boschi… 😦

  9. Leggo ora questo post, dopo più di due anni… stavo facendo ricerche sui progetti di piste da sci nelle dolomiti e sono capitato qui dentro.
    Nei giorni scorsi è stato presentato un progetto per la costruzione di nuove piste da sci a San Vito di Cadore (BL) nel versante intoccato e selvaggio a sud delle Rocchette.
    Io non sono Sanvitese, non sono montanaro. Sono un veneziano amante della montagna ma non come i molti turisti alla ricerca di piste, ristoranti e comodità.
    Sono un socio CAI fin da bambino e considero la montagna come la mia “seconda casa spirituale”.
    Secondo me la montagna è prima di tutto di chi la abita e a maggior ragione chi la abita dovrebbe pensare a dei modi scocompatibili di rilanciare l’economia locale.
    Sul sito http://www.cadorecivetta.it tutti i dettagli del progetto con estratti dal progetto tecnico e la relazione dell’impatto socioeconomico. A me sembra un’analisi di parte e protesa a voler minimizzare gli effeti negativi.
    Soprattuto è scandaloso quando viene confermata una trasformazione considerevole del paesaggio ma d’altra parte si considera che l’occhio del turista è già abituato a vedere snaturati certi contesti e quindi non ci farà caso.
    Ecco quindi che la storia si ripete ancora e purtroppo continuerà a ripetersi per colpa della bramosia dell’uomo. Il sospetto personale è che poi i vantaggi economici prospettati per la vallata e per il paese non vadano a favore di chi ha realmente bisogno ma di chi ha soldi da investire in attività comunque correlate al turismo di massa e al turismo danaroso. Il Comune vuole disincentivare la costruzione di seconde case ma facendo così non farà che aumentarne la domanda, facendo anche alzare i prezzi degli immobili e sfavorendo ancor di più i residenti locali.
    Nel Bellunese poi si ispirano (o aspirano, meglio) al modello Bolzanino, in parte senza conoscerne gli esatti doveri che comportano certe norme che regolano edilizia e sfruttamento del territorio, in parte senza lottare per portare cambiamenti reali e non invasivi al loro territorio con leggi che già lo permetterebbero.
    Noto però che tutta la montagna è molto simile e gli stessi problemi che ci sono in Veneto esistono anche in Alto-Adige, soprattutto se si parla di impianti sciistici.
    Mi chiedo, con un po’ di sconforto, se sarà mai possibile limitare la bramosia di denaro dell’uomo.

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